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Il pane è uno dei prodotti alimentari più consumati al mondo e le prime preparazioni risalgono almeno agli Egizi.

Abbiamo il pane arabo, la baguette in Francia, il bagel negli Stati Uniti, l’enjera in Etiopia ed Eritrea, il naan in India, la pita in Grecia, il pumpernickel in Germania, la tortilla in Messico, il mantou in Cina, e così via… fino alla pagnotta di Altamura o al pane carasau sardo. 

Si tratta di un prodotto estremamente versatile, obiettivamente tappa buchi e che ognuno può creare a suo piacimento: con le noci, al latte, con le olive, al cioccolato, con i pomodori, al rosmarino…

 

Il pane in casa mia è uno di quegli alimenti che non manca mai. E se manca? Mia mamma si mette all’opera e impasta con nonchalance una focaccia a lievitazione rapida.

Per chi come me ha sempre avuto il pane sulla tavola, quello che sto scrivendo sarà scontato, ma vi assicuro che non è così per tutti; e in questi casi tutte le volte dentro di me pensavo: “e adesso come faccio la scarpetta?”.

Le mie origini del sud Italia mi hanno portato di recente – come di fatto molti di voi durante il lockdown – a riprendere in mano l’asse di legno e la planetaria – la seconda da utilizzare nei giorni “no sbatti”.

Dunque nei weekend liberi dal lavoro ho iniziato a panificare anche io – se così può essere definito – e dico “anche” perché ero l’unica in famiglia a non averlo ancora fatto.

Ho passato tutte le estati della mia vita da non adulta in campagna a guardare mia nonna impastare. E quando il menù del pranzo citava “orecchiette” era difficile fermarla: una dietro l’altra senza sosta e per un numero di persone non indifferente. 

Insomma, diciamo che sentivo giusto una leggera pressione.

Quindi ad un certo punto del 2020 ho deciso che era giunta l’ora per me di tirare fuori le mie abilità e rendere fieri i miei antenati.

Sono salva, quindi lascio a voi immaginare l’esito.

Quella che scrivo qui è la primissima ricetta che ho testato. Dal risultato e dai parere esterni è stata sicuramente vincente e mi ha permesso di creare la prima volta quattro bocconcini e la seconda volta circa 3 filoncini:

  • 500 g di farina – io ho usato quella di tipo 1
  • 35 g di lievito madre – no “adv” ma ho usato quello di Molino Rossetti
  • 15 g di sale
  • 10 g di zucchero – io avevo solo quello di canna
  • 300 ml di acqua tiepida

 

Tocco finale, sono famosa per essere creativa e fare di testa mia: una spolverata di curcuma, per dare un po’ di contaminazione a questa ricetta tradizionale.

Impasto la sera.

Lascio lievitare tutta notte – lo so, che noia la lievitazione!

La mattina successiva lavoro l’impasto – che ovviamente torna quasi sempre allo stato pre-lievitazione: sbaglio qualcosa? – e creo le mie forme.

Lascio lievitare un’altra ora, e finalmente via in forno a 200° per 30 minuti in modalità “statico delicato” nel mio caso, o statico e basta.

 

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Il mio primo bocconcino fatto in casa

 

Anche i più critici hanno apprezzato il sapore e la consistenza: all’esterno era croccante ma al suo interno è rimasto molto morbido. Per farvela breve: è durato il tempo di un antipasto!

 

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Il mio filoncino alla curcuma

 

Scommetto che non vedete l’ora di prendere in mano la farina e sperimentare. 

Mi piace pensare che dietro ad una ricetta ci sia sempre della buona musica ad accompagnarci. Quindi per l’occasione ci salutiamo con Convivendo di Biagio Antonacci.

Comments:

  • Pietro

    3 Maggio 2021

    Io l’ho mangiato, era buonissimo!

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