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“Ma in che mondo viviamo?”
Quante volte abbiamo sentito e abbiamo fatto questa domanda come reazione a una sensazione di estraneità a ciò che ci circondava. Secondo Marcello Veneziani, l’autore del libro, questa sensazione è ormai perpetua e cronica, è come vivere sotto una Cappa che non ha fattezze concrete e nonostante questo ci avvolge, soffoca e offusca la vista. La Cappa è un velo sui nostri occhi, ci impedisce il contatto diretto con la realtà e la natura delle cose; a causa di questo distacco la critica viene a mancare ed è facile, automatico direi, aderire ad un canone dominante prestabilito fatto di divieti, obblighi, cancellazioni.

Ogni processo per irrompere nella realtà necessità di un metodo, una tecnica, e quale tecnica ha reso possibile il dilagare della Cappa? Cito Albus Silente ne “Harry Potter e i Doni della Morte – Parte 2”

“Le parole sono, nella mia non modesta opinione, la nostra massima e inesauribile fonte di magia”

ma la Magia può essere Bianca (aiutare e liberare) o Nera (annullare e soggiogare). L’incantesimo è davvero molto semplice e dalla sua semplicità deriva la sua efficacia: riduzione del vocabolario, utilizzo di definizioni generiche e non specifiche al fine di ottenere un appiattimento del triangolo semiotico:

 

Il Ttriangolo Semiotico

 

Significato è la nozione mentale che abbiamo di un determinato oggetto;

Significante (cioè una forma sonora, la parola);

Referente è l’oggetto reale fuori dalla sfera linguistica, l’oggetto che possiamo vedere e toccare.

La Cappa agisce sul significante (parola) per offuscare il significato (l’idea che abbiamo di una determinata cosa) dando così una visione distorta e non precisa del referente (della cosa stessa). Così facendo il triangolo si appiattisce, diventa una linea e tramite un sapiente uso del Referente impedisco il contatto con la realtà specifica delle cose; detto in breve “io posso dirti cosa è X e tu lo crederai reale”.

Tutto sarà molto più chiaro con un esempio, per altro attuale: si parla oggi di Ambiente e non di Natura, perchè? Sembrano sinonimi a causa dell’Effetto Cappa ma sinonimi non sono: Natura è qualcosa di precostituito, qualcosa che “abbiamo trovato” non che abbiamo voluto o costruito; Ambiente, invece, è una definizione più generica, più “piatta” che comprende anche qualcosa di artefatto, che abbiamo voluto e deciso. Natura è solo Albero, Ambiente è sia Albero che Palazzo. Non è una differenza da poco perchè da qui nasce la fine di ogni distinzione, l’appiattimento di ogni differenza tra naturale e innaturale, tra esistente e voluto ed è così che senza quasi accorgercene siamo all’espresione linguistica di questo appiattimento: l’asterisco. Avrete ricevuto anche voi qualche mail con “ciao a tutt*” per evitare l'”imbarazzo” di scrivere tutti per definire un gruppo misto, il genere maschile diventa “machista” (da macho; maschilista) meglio non dare un genere per non far prevaricare uno sull’altro. Purtroppo la logica mi porta ad un ragionamento: sta bene, non definiamo i generi, posto questo allora non dovremmo, per conseguenza, proteggerne più uno rispetto all’altro, anzi, chi sono questo “uno” e questo “altro”? Senza questa specificazione, come siamo arrivat* allora alle “quote rosa”? In assenza di definizioni certe e proprie c’è assenza di idee e questo spazio vuoto può essere occupato da una qualsiasi ideologia che in passato prendeva le sembianze di un unico potere assoluto di riferimento che per lo meno poteva essere soverchiato, oggi di assoluto c’è solo il relativismo, vale tutto, il nemico è indefinito, mutevole, inafferrabile.

Quel che è peggio è che la Cappa, come detto, non è un “dispositivo” che si può distruggere, è un processo, impossibile definire quando è iniziato e da chi è stato innescato questo rende inutile qualsiasi tentativo di ribellione e qualsiasi possibilità di “rovesciamento”. Dunque che fare? Solo due scelte sono possibili:

  1. “Verrete assimilati. Ogni resistenza è inutile”. Si può essere assimilati più o meno coscientemente: a seguito di un’analisi capisco il processo e voglio prendervi parte; capisco il processo e vi partecipo per rassegnazione; sono privo di capacità di analisi, quello che accade mi sembra del tutto naturale e dunque partecipo al processo senza neppure rendermene conto.
  2. Usare la spada dell’intelligenza, della critica, per squarciare il velo; ciò fatto ogni ribellione resterà inutile ma forse non ogni speranza vana, lasciare tracce del proprio pensiero alternativo potrebbe essere utile in futuro per far si che la realtà insorga di nuovo; più questo, secondo l’autore e me, non è dato fare o sperare.

Personalmente nutro l’umana speranza di un miglioramento futuro ma nel qui e ora prevale l’interesse molto egoistico di “respirare”, dunque utilizzo la spada ad uso personale e adotto la massima epicurea láthe biósas”, vivi nascosto. Già, perchè come accadde dopo il processo di Socrate, momento in cui la legge della Polis era tutto l’universo morale per un cittadino, ora non esiste più un riferimento etico e morale; la Cappa storpia i confini e i contorni, siamo tutti stranieri e dunque tutti uguali, non c’è più una Polis di riferimento. Resta però viva la convinzione (eco socratico) che una vita senza ricerca non sia degna di essere vissuta ma ora, senza un centro, senza una Polis, l’unico modo per vivere degnamente è dunque sì proseguire nella ricerca ma per la propria anima e nel proprio Giardino con le proprie Amicizie, evitando di lottare contro ingranaggi più grandi di noi e, ancor peggio, esistenti e percepibili ma invisibili; ora l’Agorà è piena di gente, ma è vuota.

Consiglio questo libro perchè nella sua semplicità e brevità (nemmeno 300 pagine) riesce a toccare tutti capisaldi contraddittori del nostro tempo, analizzandoli con disillusione e critica costruttiva.

 

Copertina del libro.

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