Top

Ecco a voi un libro tanto facile da leggere quanto difficile da commentare ma ci proviamo :).

Eric Arthur Blair alias George Orwell

Nato in India nel 1903 da famiglia scozzese impegnata in attività commerciali e amministrative delle colonie dell’impero britannico, ricevette un’ottima educazione nel King’s College di Eaton che però lasciò nel ’21; i quattro anni e mezzo lì trascorsi furono sufficienti affinché affiorasse la sua vocazione di scrittore e critico della società. Non avendo però intenzione di proseguire gli studi si arruolò nel 1922, su consiglio del padre, nella polizia imperiale in Birmania ma si dimise nel ’28 a causa della incompatibilità del suo essere con l’arroganza imperialista e il ruolo repressivo che era chiamato a svolgere in polizia. Lasciò l’India per dirigersi a Parigi, dove si mantenne grazie a lavori umili come sguattero e lavapiatti ma fu grazie a questa esperienza che vide con i propri occhi le condizioni di vita dei ceti più bassi, dei disoccupati, di coloro che vivevano grazie ai servizi sociali e alla carità altrui.

Orwell rimase sempre un convinto socialista, ma la sua critica sociale spesso rivolta al socialismo stesso potrebbe portare a pensare che appartenesse a tutt’altro pensiero politico; questo lo rende ai miei occhi un autore ancora più apprezzabile in quanto “Ortodossia vuol dire non pensare, non aver bisogno di pensare. Ortodossia e inconsapevolezza son la stessa cosa.” Frase presa in prestito da 1984, libro del quale vi parlerò in un prossimo articolo, e che spiega bene cosa significhi seguire acriticamente una qualsivoglia dottrina. Ad ogni modo Orwell non critica la gli ideali della rivoluzioni, ma il loro tradimenti da parte di chi avrebbe dovuto rispettarli e proteggerli.

Il libro in oggetto è molto breve e scorrevole, è una parodia della “curva” della rivoluzione sovietica, dalla sua riuscita iniziale al suo definitivo fallimento passando per graduali e costanti tradimenti dei sentimenti che la ispirarono.

Il seme della rivolta

Gli animali di questa fattoria (il cui nome era “Fattoria Padronale”) patiscono una vita molto dura, sono maltrattati dal padrone (l’uomo, di nome Jones in questo caso) che ne sfrutta il lavoro dando loro in cambio solo il necessario per vivere e, appunto, lavorare per lui.

Un giorno il Vecchio Maggiore, il maiale più anziano e l’animale più rispettato, tenne un discorso che gettò il seme della rivolta: descrisse la miserabile vita che erano costretti a condurre per nemmeno godere del frutto del loto lavoro e per poi, quando non più abili a lavorare essere macellati; “…Eliminiamo l’uomo e il prodotto del nostro lavoro sarà nostro” e, a conclusione del discorso intonò un canto intitolato “Animali d’Inghilterra”, un’aria ispiratrice che tendeva a un mondo migliore dove gli animali avrebbero potuto vivere liberamente. Soltanto tre giorni dopo il Vecchio Maggiore morì, ma le sue parole avevano ormai dato agli animali una visione nuova della vita che meritavano. Non sapevano quando e se avrebbero visto la rivoluzione ma ormai la credevano possibile e perciò stava a loro prepararla. L’opera di propaganda e organizzazione ricadde sui maiali ai quali era riconosciuta una intelligenza superiore, in particolare due erano le voci più grosse quella di Palla di Neve (abile con le parole e animato da genuini rivoluzionari) e quella di Napoleon (più abile ad accaparrarsi i voti, soprattutto tra le numerose pecore). I due erano sempre in disaccordo ma ugualmente rispettati.

RIVOLUZIONE!

La rivoluzione avvenne prima del provvisto: il Padrone della fattoria, ubriaco, dimentica di dare da mangiare agli animali che, stanchi e affamati, si impossessarono della fattoria cacciando l’uomo. La Fattoria Padronale venne da allora chiamata Fattoria degli Animali, venne esposta una bandiera verde al centro della fattoria, il suo Inno divenne “Animali d’Inghilterra” e vennero stabilite leggi alle quali tutti gli animali dovevano obbedire: i 7 comandamenti:

  1. Tutto ciò che va sue due gambe è cattivo
  2. Tutto ciò che va su 4 gambe o ha ali è amico
  3. Nessun animale vestirà abiti
  4. Nessun animale dormirà in un letto
  5. Nessun animale berrà alcolici
  6. Nessun animale ucciderà un altro animale
  7. Tutti gli animali sono uguali

Grazie ai libri presenti nella casa del padrone ormai abbandonata, gli animali riescono ad apprendere il linguaggio dell’uomo e scrivono i 7 comandamenti sulla parete del granaio affinché tutti potessero sempre averli alla mente. I maiali apprendono con maggiore facilità mentre, cavalli, pecore, mucche, galline ecc non riescono a imparare bene l’alfabeto perchè dimenticano facilmente e sistematicamente, di conseguenza restano indietro circa la capacità di leggere e scrivere e dunque si affidano agli animali più intelligenti di loro.

Ormai soli ad amministrare la fattoria si stabilisce che ogni decisione di management venga discussa di domenica, le proposte dei due capi Palla di Neve e Napoleon dunque sempre messe ai voti fino a che, durante una riunione, fu messa ai voti l’idea di Palla di Neve di costruire un mulino per generare energia e consentire agli animali di produrre di più lavorando meno ma Napoleon era contrario.

Il tradimento degli ideali rivoluzionari

Napoleon, capendo che sulla questione del mulino non avremmo potuto spuntarla, emesse un suono assordante mai sentito, così facendo chiamò a raccolta ben nove cani, strappati alle loro madri da cuccioli e allevati in segreto per ubbidirgli; li scagliò all’attacco di Palla di Neve che, costretto a fuggire, non fece più ritorno alla fattoria. Da allora, le riunioni vennero vietate, Animali d’Inghilterra dichiarato non necessario perché la rivoluzione era ormai avvenuta, ora era necessario mantenerla viva con il lavoro libero e venne dunque sostituito da un altro Inno “Fattoria, fattoria degli animali, giammai per me tu abbia a patir mali”.

Napoleon, tramite astuzie manipolatorie, si erse a capo benevolo che amministrava la fattoria per il bene comune. Il metodo utilizzato è molto subdolo:

  • Manipolazione di cifre: millantando aumenti i produzione anche se alla fine gli animali lavoravano più di prima e più duramente. Ignoranti, gli animali non potevano che credergli nonostante la fame.
  • Manipolazione della storia e dei fatti reali: appropriandosi dell’idea del mulino e attribuendo a Palla di Neve il ruolo di traditore in combutta con l’uomo da sempre.

Il metodo infallibile

Come potevano stare in piedi tutte queste menzogne? Adottando il processo di instaurazione di tutti i regimi:

  • “vendendo” Il lavoro duro come era lavoro libero: ogni animale lavorava per sé e per i propri compagni quindi aveva molto più valore (anche se la maggior parte dei viveri era riservata ai maiali quali spettava il “duro” compito di amministratori).
  • Una bandiera, un inno di riferimento e un nemico comune da incolpare e combattere.
  • Comunicando notizie che altro non erano che una mistura di verità e bugia in modo tale da dare una base reale (verità) sulla quale “spalmare” la bugia cui si voleva gli animali credessero.
  • Un abile mezzo di comunicazione in grado di dare bella forma a bugie e brutte notizie (il nome di questo maiale incantatore è Clarinetto).

Progressivamente Napoleon disattese i comandamenti approfittandosi dell’incapacità degli animali di leggere e della loro scarsa memoria, quindi troviamo delle “aggiunte” non scritte all’epoca della stesura dei comandamenti ma agli animali ignoranti e smemorati li si poeva ri-leggere come si voleva:

  1. Nessun animale ucciderà un altro animale, senza motivo; infatti fece uccidere tutti coloro sospettati di tradimento e combutta con il traditore Palla di Neve, Trattamento differente per Gondrano l’instancabile cavallo che più di tutti si è speso nel lavoro alzandosi sempre prima degli altri per ritirarsi dopo di loro: quando stremato dalle forze si accasciò a terrà, Napoleon promise di mandarlo all’ospedale senza badare a spese, in realtà Gondrano fu venduto a una macelleria equina; alla sua morte raccontò che nonostante i medici avessero fatto il possibile Gondrano non ce l’aveva fatta.
  2. Nessun animale berrà alcolici, a dismisura; infatti parte dei campi fu destinato alla coltivazione dell’orzo e alla produzione della birra, dopo le “cure” somministrate a Gondrano si trovarono magicamente i soldi per il materiale da distilleria.
  3. Nessun animale vestirà abiti. Ma alla fine i maiali sfilarono davanti agli altri animali retti su due zampe e vestiti come gli uomini. Al che si insegnò che “quattro zampe buono, due zampe meglio!”.

Game Over…

A questo punto anche i 7 comandamenti scomparvero dalla parete del fienile, un solo e nuovo comandamento venne scritto:

“Tutti gli animali sono eguali ma alcuni sono più eguali degli altri”.

La fine del racconto descrive una gran festa nella casa padronale, i partecipanti erano i maiali e gli Uomini con i quali Napoleon fece affari e stretto accordi. Gli Uomini si congratularono con i maiali per la loro amministrazione della Fattoria degli Animali e per essere stati in grado di far lavorare di più gli animali riducendone il cibo aumentando così la produttività della fattoria che ora era tra tutte le loro la più efficiente; Napoleon ringraziò e comunicò anche che da quel momento il nome della fattoria non era più Fattoria deggli Animali ma Fattoria Padronale. Gli animali assistettero increduli alla scena, avviliti, abbattuti e sconfitti. Giusto quando a testa basa stavano tornando ai loro giacigli di paglia sentirono un gran baccano, era scoppiata una rissa tra i festanti: Napoleon e un agricoltore si erano reciprocamente scoperti a barare. Tornati alle finestre gli animali rimasero sbalorditi quando, pur guardando attentamente, non riuscivano più a distinguere l’Uomo dal maiale.

Al di là della satira e della critica politica la cosa che mi è rimasta più impressa è la facilità con cui sia possibile manipolare alcune menti, soprattutto quelle poco istruite (sebbene non sia solo la cultura al giorno d’oggi a renderci immuni dalla manipolazione). Leggendo della sorte dei poveri animali della fattoria non ho potuto fare a meno di volare indietro con la mente e ripensare a mia nonna paterna, maestra elementare, che sempre mi supportò (e sopportò :P) nello svolgere i mie compiti a casa. Un giorno, in auto, seduta con lei sul sedile posteriore della macchina dei mie genitori, lessi da sola l’insegna di un negozio, avevo forse 6-7 anni ma sicuramente poca voglia di andre a scuola ;P, e lei mi disse “Visto? Se sai leggere da sola non devi sempre chiedere a qualcuno di leggertelo e spiegartelo”. Non che da lì io sia diventata la più brava della classe ma posso dire che è stato uno dei “click” che il mio cervello ha fatto: se leggo capisco, se capisco valuto, se valuto posso decidere, quando decido posso argomentare. Non rischierò mai di incorrere nel binomio ortodossia e inconsapevolezza sopra citato perché avrò a farmi da scudo la mia capacità critica costruita sull’autonomia di pensiero e, protetta da questo scudo, nessun Clarinetto magico potrà incantarmi; sarò sempre in grado di distinguere l’Uomo dal maiale.

post a comment