Il Cimitero Monumentale di Milano: un Museo a cielo aperto
Il Monumentale è, a mio modesto parere, il monumento più bello di Milano in quanto rappresenta un compendio della città: è parte della sua storia, della sua crescita, del suo sviluppo e non solo, la celebra.
LE ORIGINI
La decisione di costruire dei cimiteri alle porte dalla città ha origine dall’Editto di Saint Cloud emanato da Napoleone nel 1804 a Saint Cloud, per l’appunto, e esteso al regno d’Italia nel 1806. Questa legge rispondeva a necessità igienico sanitarie ma alla base ne aveva anche una ideologico-politica: l’uguaglianza delle sepolture così da evitare discriminazioni tra i morti. Per i defunti illustri, invece, era una commissione di magistrati a decidere se far incidere sulla tomba un epitaffio. Questa decisione accese un forte dibattito e fu proprio questo dibattito a portare Ugo Foscolo alla scrittura del carme Dei Sepolcri. Inizialmente il poeta era concorde con la volontà socio-politica laica dell’editto, ma dopo un’ulteriore riflessione giunse a una conclusione “ibrida”: rimanere fedele alle sue convinzioni razionali e materialistiche secondo cui la morte non è altro che il disfacimento totale, ma con il sentimento cerca di superarle e la tomba viene ad assumere per i vivi la funzione di, diremmo noi oggi, link capace di stabilire tra i vivi e i defunti una corrispondenza d’amorosi sensi.
Per Foscolo le tombe quindi restano inutili per i morti ma utili per i vivi perché capaci di ispirarli attraverso il ricordo, e quindi l’esempio, degli uomini illustri.
Era il 1837 quando, su sollecitazione dell’amministrazione austriaca del Regno Lombardo-Veneto, incominciò il dibattito circa la costruzione di un grande cimitero che potesse raggruppare tutte le sepolture dei sei cimiteri preesistenti di epoca settecentesca ormai divenuti troppo piccoli e igienicamente non adeguati allo scopo.
- il Cimitero di San Rocco in Vigentino, appena fuori Porta Romana
- il Cimitero di San Gregorio, situato in zona Porta Venezia
- il Cimitero della Mojazza, zona Isola- Porta Garibaldi per poi essere spostato sull’odierno piazzale Lagosta angolo via Borsieri, dove esisteva un ingresso secondario (no ho parlato nel mio articoli sul Quartiere Isola)
- il Cimitero del Gentilino, in zona Porta Ticinese
- il Foppino di Porta Vigentina; realizzato in zona Porta Magenta
- i Sepolcri della Rotonda della Besana
Nel 1826 costruì il Cimitero di Porta Vittoria con l’obbiettivo di sostituire tutti i piccoli cimiteri (sopra citati) posti fuori le rispettive porte, ma venne a sua volta sostituito dal Monumentale e dunque chiuso nel 1896.
Per cinquant’anni furono indetti concorsi dal Comune ma nessuno mai realizzato; finalmente nel 1860 fu indetto un ulteriore concorso che fu vinto dall’architetto Carlo Maciacchini e il 2 Novembre 1866 venne inaugurato.
L’area scelta fu il quadrante nord-ovest della città, ben venticinque mila metri quadrati per i quali Maciacchini pensò sì a un luogo dove i Milanesi scomparsi avrebbero potuto riposare per sempre, ma anche un luogo solenne, di memoria civica, che celebrasse la storia e i personaggi della città dove i Milanesi in vita avrebbero potuto passeggiare e ricordare.
UN MUSEO A CIELO APERTO, UNA VETRINA PER ARTISTI
Maciacchini si lasciò ispirare dalle mode in voga dell’epoca: il romanico, sia gotico che pisano, il bizantino e il gotico dando forma a un Monumento capace di esprimere la milanesità e l’eclettismo italiano in generale.
Il Cimitero Monumentale di Milano si suddivide in tre aree: la centrale dedicata ai defunti cattolici, l’area a sinistra dedicata agli acattolici e quella a destra dedicata agli israeliti. Una volta superato l’ingresso ci si trova dinnanzi Famedio, parola che trae origine dal latino Famae Aedes (Tempio della Fama), e vi sono infatti alcuni personaggi milanesi illustri come Alessandro Manzoni.
Il Famedio è l’emblema del concetto di connessione tra vivi e morti instaurato grazie alla memoria; non è tanto un luogo di sepoltura quanto di ricordo, infatti non tutti i corpi corrispondenti ai nomi che riposano sotto la sua volta stellata.
Alcuni sono solo menzionati, ricordati appunto, come Giuseppe Verdi le cui spoglie riposano non lontano dal Monumentale e cioè presso la Casa di Riposo per Musicisti.
Le pareti del Famedio sono inoltre in continuo aggiornamento: quando un personaggio illustre muore, il suo nome viene aggiunto alla lista ad eterna memoria.
A PASSEGGIO NEL CIMITERO
Appena usciti dal Famedio troverete il monumento in ricordo delle vittime dell’olocausto.
L’opera, realizzata dagli architetti dello Studio BBPR, Gian Luigi Banfi, Lodovico Barbiano di Belgiojoso, Enrico Peressutti ed Ernesto Nathan Rogers (Banfi morì nel campo di concentramento di Gusen nel ’45), è situato alle spalle del Famedio e nel punto dove convergono i principali viali del cimitero. Il monumento è composto da una struttura tubolare metallica che forma un cubo sui cui sono poggiate delle lastre in marmo riportanti parti del Discorso della Montagna, uno dei principali discorsi racchiusi nel Vangelo di Matteo, nelle quali è contenuto un approfondimento dei Dieci Comandamenti, elencati nell’Antico Testamento ma qui ripresi e arricchiti da Gesù. Al centro della struttura è posta una teca di vetro contenente un’urna, cinta da filo spinato, che custodisce al suo interno della terra proveniente dal campo di Mauthausen. Nel 1961 furono aggiunte alla base del monumento sette lastre, sulle quali sono incisi i nomi degli oltre ottocento milanesi vittime dei campi di sterminio.
EDICOLA CASATI: SONNO ETERNO (Butti)
Poco più avanti, sulla destra, una bellissima scultura di Butti dedicata a Isabella Airoldi Casati, morta di parto. L’incrocio tra sonno e morte è il tema di questa scultura: alle spalle della giovane vediamo una paesaggio, un camminamento che l’accompagna verso il luogo del riposo eterno; la scena è onirica, la ragazza pare addormentata, non si capisce sia morta se non per il crocefisso adagiatole sul petto.
EDICOLA BESENZANICA: LA CELEBRAZIONE DEL LAVORO (Butti)
Commissionata in memoria di Gaetano Besenzanica, facoltoso imprenditore edile, dal figlio Ernesto ingegnere progettista di numerose strade ferrate sia in Italia che all’estero e fondatore nel 1906 della Società per le Ferrovie Adriatico-Appenninico. Lo scultore ricevette carta bianca per rappresentare il tema del lavoro, Butti decise di dividere la scultura in due parti: la prima in bronzo, molto realistica dedicata al lavoro nei campi; la seconda in Pietra rossa della Valcamonica, rappresentante la Natura che con il suo soffio vitale e benefico rende possibile il rigenerarsi della vita e dunque il lavoro della terra.
EDICOLA KÖRNER: AFFETTI NEL DOLORE (Wildt)
Commissionata da Carlo Körner per sé e per i suoi familiari, tra i quali spicca il nome di Guglielmo Körner, chimico di origini tedesche e docente per molti anni alla Scuola Superiore di Agraria e al Politecnico di Milano. Sulla porta dell’Aldilà due figure: una maschile e una femminile, si scambiano due fedi nuziali a testimoniare la prosecuzione del loro affetto nell’aldilà. Colpisce la “leggerezza” di queste due figure, volutamente stilizzate e immateriali, che “galleggiano” sopra un disco piatto. Si percepisce il movimento ascensionale verso l’Aldilà dove porteranno il loro amore. Con questa scultura Wildt celebra l’amore che sopravvive alla materia e alla brevità della vita stessa.
EDICOLA TOSCANINI: Il VIAGGIO (Bistolfi)
Il celebre direttore d’Orchestra Arturo Toscanini commissionò questa Edicola per commemorare il figlioletto Giorgio scomparso prematuramente all’età di 4 anni. La famiglia toscanini, in seguito all’instaurarsi del Regime Fascista, si traferì in Argentina dove il figlio Giorgio purtroppo perse la vita. Il monumento è di forma quadrata e, girando attorno ad essa, si dispiega la storia di Giorgio e la sua famiglia: le tre Parche vegliano sulla culla di Giorgio, ne rappresentano la nascita (Cloto, la Parca Levatrice), la breve vita (Lachesi, la Parca Tessitrice), la prematura morte (Atropo, la Parca Mietitrice), i giochi dell’infanzia; per poi trovare la figura di un uomo e una donna che piangono abbracciati per il dolore della perdita del figlio e infine una barca, in stile egizio, che rappresenta sia il viaggio di ritorno in Europa della famiglia e della salma, sia il viaggio del piccolo Giorgio verso l’Aldilà.
EDICOLA BERNOCCHI: L’ASCENSIONE (Minali – Castiglioni)
Imponente e bellissima, quest’edicola “narra” la Via Crucis rappresentata qui su un tronco di cono che si sviluppa con un movimento a spirale verso l’alto. Il monumento fu eretto in memoria di Camilla Nava Bernocchi e del senatore Antonio Bernocchi industriale che trasformò il cotonificio fondato a Legnano dal padre Rodolfo in una delle più grandi industrie tessili italiane. Antonio Bernocchi è ricordato anche per la generosità dimostrata attraverso l’elargizione di generosi contributi a scuole e ospedali legnanesi, ma soprattutto per l’importante lascito al Comune di Milano, grazie al quale è stato eretto il palazzo della Triennale.
CAMPARI: L’ULTIMO APERITIVO (Castiglioni)
Una delle più imponenti e memorabili è senz’altro l’Edicola Campari, raffigurante l’Ultima Cena. Il tema centrare è quello della Comunione (sul basamento si legge “per Davide Campari e i per i suoi), ma spicca l’enorme calice che secondo molti sta a simboleggiare l’attività di famiglia, la sua importanza e anche il sua potenza sul mercato. Proprio per questo, dopo la sua inaugurazione, venne soprannominata sarcasticamente L’Ultimo Aperitivo. Si potrebbe dire che Davide Campari, oltre a celebrare la sua famiglia e la sua Azienda, abbia anche voluto operare una inusuale mossa di marketing. Geniale, a parer mio!
Consiglio di visitare questo luogo straordinario, io ho optato per la visita guidata di MilanoGuida, gli accompagnatori sono laureati in Storia dell’Arte e sapranno descrivervi le meraviglie di questo luogo sotto un profilo artistico e sociologico, contestualizzandolo nella Storia.